sabato, maggio 06, 2006

Intervista con Giovanni Garbini

An Interview With Giovanni Garbini Published 03 April 2006 by Jim West

Professor Giovanni Garbini of Rome
has written extensively about the Ancient Near East and about the History of
Israel. Born on the 8th of October, 1931, Professor Garbini has published over
50 books, essays, and studies and his most recent work, Introduzione
all'epigrafia semitica, offers the student of epigraphy a very fine overview of
the subject in relation to the Near East
.
What follows is an interview with Professor Garbini which he was kind enough to grant me. I leave unaltered both the questions I asked him and his responses. For those who do not read Italian, an English translation of the interview will be posted in the very near future.
Sir, could you offer readers a brief autobiographical sketch?
GG: Ho insegnato in diverse università italiane per poco meno di cinquant'anni. Io sono un "semitista", cioè uno studioso delle antiche lingue e civiltà semitiche; in particolare mi sono interessato di Amorrei (Amorites), Fenici, Ebrei e Arabi preislamici. Per una decina d'anni ho partecipato a varie campagne di scavi archeologici in Israele (Ramat Rahel, near Jerusalem) e in centri fenici del Mediterraneo (Malta, Sicilia e Sardegna); più tardi ho fatto ricerche epigrafiche in Yemen. Ho studiato lo sviluppo storico delle lingue semitiche, come sfondo della cultura dei vari popoli e delle loro vicende. In questo studio le iscrizioni hanno un'importanza fondamentale perché rappresentano la sola fonde diretta. Negli anni più recenti ho approfondito lo studio delle religioni semitiche, che costituiscono un aspetto essenziale di quelle culture.
Sir, you have written some of the most provocative and important studies on the history of Israel that have been written in the 20th or 21st centuries. What led you to interest in the field?
GG: Nei miei studi mi sono sempre occupato anche di Ebrei e di Bibbia, naturalmente, ma solo alla fine degli anni Settanta ho incominciato a elaborare una visione personale. Per me sono stati fondamentali gli studi sui Patriarchi fatti da Th. L. Thompson e J. Van Seters e quello di H.H. Schmid sullo "Yahvista"; questi libri sono stati pubblicati quasi contemporaneamente a metà degli anni Settanta, in un momento in cui le posizioni tradizionali incominciavano ad essere messe in discussione. Poiché la ricerca storica è sempre stata il primo movente dei miei studi, sono stato attratto dalle possibilità offerte da un nuovo approccio al testo biblico non legato a esigenze confessionali. Negli anni dal 1984 al 2004 ho insegnato all'Università di Roma "La Sapienza" leggendo spesso la Bibbia ebraica con il metodo filologico seguito in Europa per le letterature greca e latina. In questo modo ho scoperto che il Testo Masoretico, incomprensibile molto più spesso di quanto lo vogliano far credere i commentatori, ha intenzionalmente nascosto in maniera sistematica le moltissime cose che urtavano la sensibilità dei revisori rabbinici, specialmente nel settore delle antiche tradizioni ebraiche. L'analisi filologica ha così dato un supporto all'esame critico del testo, consentendomi di scoprire nel testo biblico (originario) informazioni storiche molto interessanti.
How has the field of historical studies changed in the last 2 decades? Have those changes been for the better or for the worse?
GG: Le ultime due decadi hanno visto una forte evoluzione negli studi storici sull'antico Israele. Il mio libro "Storia e ideologia nell'Israele antico" è apparso in Italia nel 1986 e dopo due anni è stato tradotto in inglese; questo piccolo dato personale rivela tuttavia quale fosse il clima di quegli anni, aperto alle voci nuove. Desidero ricordare, a questo proposito, che in quegli stessi anni i biblisti cattolici italiani (quasi tutti appartenenti al clero) cercavano la collaborazione degli studiosi laici che lavoravano nelle università, talvolta con idee molto distanti da quelle della Chiesa. Nel giro di pochi anni, tuttavia, le cose sono radicalmente cambiate e le tendenze conservatrici hanno ripreso il sopravvento anche negli studi storici. Ancora un piccolo caso personale: nel 1997 ho pubblicato in Italia un libro su "I Filistei" e non ho avuto nessuna recensione. La "Scuola di Copenhagen" e il gruppo di Sheffield mi sembrano ridotti sulla difensiva. L'"affaire" dell'iscrizione di Tel Dan, contro la quale soltanto F.H. Cryer e io ci siamo ribellati (nessuno ha mai risposto con argomenti convincenti alle nostre obiezioni contro l'autenticità), segna il punto di svolta: la pesantezza dell'intervento, che potrebbe essere definito un "crimine scientifico", rivela che la nuova ricerca storica ha toccato un punto veramente nevralgico dell'ideologia conservatrice. Dal mio punto di vista, il cambiamento che si è verificato non è stato certo "for the better".
Sometimes, Sir, you are accused of being a member of the so called “Copenhagen School”. Are you?
GG: Prima di dare la mia risposta, vorrei commentare brevemente la forma della domanda. Nel linguaggio comune, un'"accusa" viene discussa in un tribunale dove la corte decide se uno è colpevole o no. Ora, non mi sembra che condividere le idee di un gruppo di docenti universitari, che non svolgono attività di terroristi, costituisca una colpa da cui ci si debba difendere. Mettendo da parte gli scherzi, suggerisco una riflessione ai "massimalisti" accusatori: se Lord Balfour avesse ascoltato i "minimalisti", che attribuiscono scarso valore storico ai racconti della Bibbia, sarebbe stato un po' più prudente nel definire le dimensioni del "focolare" e ci avrebbe risparmiato il "problema palestinese". Risposta alla domanda: io non sono membro della "Scuola di Copenhagen", anche perché vivo a Roma.
How do your ideas differ from those of Lemche and Thompson? Do you find your position closer to them or to your Italian colleague Mario Liverani?
GG: Le mie idee differiscono da quelle di Lemche e Thompson perché io sono convinto che nella Bibbia vi sono dati sufficienti per ricostruire alcuni momenti della storia del popolo ebraico, o quanto meno delle tradizioni su di essi, diversi da quelli tramandati prima facie dalla Bibbia stessa e più concordanti con quelli delle fonti extra-bibliche. In ogni caso, le mie idee sono più vicine a quelle di Lemche e Thompson che a quelle di Liverani.
Do you have any books or articles to be published soon?
GG: Ho in stampa un articolo sul testo di Samuele che parla della conquista di Gerusalemme da parte di Davis. Tale conquista non vi fu mai, perché Gerusalemme apparteneva alla tribù di Beniamino già da diverse generazioni prima di Saul (cfr. Giudici 1.21; 1 Samuele 17,54).
Who are you reading these days and who, in your estimation, is the most promising and potentially the most influential historian of ancient Israel?
GG: In questi giorni sto portando avanti la decifrazione della scrittura "pseudo-geroglifica" di Biblo, alla quale lavoro da diversi anni e nella quale ho fatto buoni progressi. Per quanto concerne la seconda parte della domanda, poiché non ho urim né tummim non so cosa dire; ma ho un timore e una speranza. Il timore è che il "most influential" storico di Israele del prossimo futuro sarà il "most conservative"; la speranza è che Israele, come ci ha dato un archeologo come I. Finkelstein, ci dia presto uno storico di Israele come lui.
Thank you SO very MUCH, sir

1 commento:

https://www.blogger.com/comment.g?blogID=27439468&postID=114694849135097716&bpli=1 ha detto...

Mi dispiace molto di non aver conosciuto personalmente il prof.Giovanni Garbini e di averlo scoperto troppo tardi.E’ morto a gennaio di quest’anno.Gli avrei sicuramente scritto per congratularmi con lui,per il suo coraggio umano e scientifico.Le tesi che ha sviluppato negli ultimi decenni con le sue ricerche e i suoi studi devono far riflettere i tanti “studiosi” che si occupano sia della Bibbia sia dello storia di Israele.Molti luoghi comuni,ereditati confessionalmente da ebrei e cristiani,debbono essere rivisitati alla luce della storia vera,che non è quella narrata dalla Bibbia,ma quella che risulta dai riscontri documentali che,numerosi,sono venuti alla luce.Non si può ricostruire questa storia condizionati,e succubi del credo religioso.E’ ciò che ha fatto il prof.Garbini che per questo ho dovuto subire non pochi ostracismi da parte di “studiosi” che, purtroppo,hanno sempre visto le cose col paraocchi confessionale. Costoro non hanno reso un buon servizio alla scienza e neppure a Dio.Italo Zamprotta